Quando ci si trova nella necessità di dover scegliere le porte interne del nostro appartamento sarebbe opportuno considerare molto attentamente due punti fondamentali:
- quali funzioni deve assolvere l’infisso;
- il verso di apertura in funzione delle dimensioni del vano.
[widget:ad_unit-1233075229]Alle questioni di ordine tecnico che abbiamo appena elencato, vanno poi aggiunte le scelte estetiche che coinvolgono tutte le componenti dell’infisso (dalla finitura esterna all’inserimento di vetri decorativi nell’anta, dal tipo di impiallacciatura fino alla scelta di pomoli o maniglie).Per evitare equivoci è bene precisare le definizioni di tutte le varie parti che compongono una porta:
Il VANO è l’apertura lasciata nel muro per inserirvi la porta. Le porzioni verticali di muro che delimitano il vano sono gli stipiti, mentre quella orizzontale superiore è l’architrave.
Il falso telaio o controtelaio è l’insieme di profilati in legno o lamiera di ferro zincato che costituiscono una sorta di cornice. Questa viene inserita nel vano, agganciata al muro, e funge da collegamento tra la parte muraria e l’infisso.Il serramento o infisso è composto a sua volta da due elementi: il telaio fisso e quello mobile.
Il telaio fisso è composto dai montanti, profili verticali, e dalla traversa, elemento orizzontale posto alla sommità del telaio. Gli elementi costituenti il telaio fisso sono uniti tra di loro agli angoli con giunti del tipo maschio-femmina.
In commercio è possibile trovare particolari telai telecopici che facilitano il montaggio. Infatti spesso ci si trova di fronte a pareti irregolari o ad un intonaco mal eseguito, questo porta ad un difficoltoso montaggio dell’infisso stesso. Con i telai telescopici, che possono essere allargati e ristretti, è possibile una perfetta istallazione della porta con qualsiasi spessore di muro.
Inoltre con il sistema ad incastro l’assemblaggio viene portato a termine senza viti a vista e senza interventi di falegnameria.Il telaio e l’anta possono essere acquistati separatamente, quindi combinati con colori e materiali differenti.I coprifili sono gli elementi longitudinali che, formando una cornice intorno all’anta, nascondono le interruzioni tra il muro, il controtelaio ed il telaio.
Il telaio mobile o anta è a sua volta costituito da un telaio e dal tamponamento. Per completare l’anta vengono montate le guarnizioni, la serratura e la maniglia. Le ferramenta (maniglie, cerniere, serrature, ecc.) sono tutte quelle parti metalliche utilizzate per il montaggio e/o la manovra dell’infisso. La maniglia, completa di placca, viene fissata all’ossatura dell’anta mediante delle viti.
Alla placca è coordinata la serratura che può essere a ghiera o a placca. Entrambe devono garantire un ottimo funzionamento e contemporaneamente devono essere solidali con la porta, tanto da formare un tutto unico. Questi elementi, oggetto di studi di design, sono caratterizzanti da un punto di vista estetico.
Le cerniere collegano l’anta al telaio e ne stabiliscono il senso di rotazione; possono essere visibili o a scomparsa. Alcuni modelli sono reversibili ossia consentono di stabilire il senso di apertura al momento della posa in opera, il tutto senza rimuovere i coprifili o altre parti del telaio. Le cerniere più moderne, le anuba, sono filettate e registrabili, quindi consentono la regolazione dell’anta sia in altezza, che in profondità ed in larghezza. Le guarnizioni sono elementi elastici la cui sezione è di forma circolare, in gomma o PVC, che vengono inseriti a pressione senza collanti negli appositi alloggiamenti, in genere sulla battuta interna del telaio fisso. Queste hanno svariate funzioni:
- ammortizzano gli urti provocati dall’impatto tra battente e telaio;
- contribuiscono ad una buona insonorizzazione ed al mantenimento della temperatura nell’ambiente;
- impediscono il passaggio delle polveri.
Per finire ci sono le viti che devono essere di buona qualità in modo tale che garantiscano la resistenza all’allentamento dovuto all’uso, all’ossidazione e alla ruggine.In alcuni casi possiamo trovare porte con il sopraluce: questo è un telaio, in genere con anima vetrata che viene posto al di sopra della porta quando il vano è molto più alto dello standard e serve appunto per riportare la porta alle dimensioni tradizionali. Il vetro viene utilizzato per dare luce agli ambienti retrostanti poco illuminati (in genere corridoi).

Porta a libro: in genere si utilizza questo tipo di porta quando non c’è spazio sufficiente per l’apertura della porta. È costituita da almeno due pannelli per anta che, all’apertura, si sovrappongono dimezzando l’ingombro. Lo scorrimento avviene al centro dello stipite e il senso di apertura può essere a destra o a sinistra. L’anta viene fissata al telaio laterale con delle cerniere, ma per rendere il movimento dell’anta più sicuro i pannelli devono essere autoportanti, soprattutto se il vano che si va a chiudere è a tutta altezza.
Porta scorrevole: anche in questo caso ne esistono più di un tipo. Vengono, così, classificate secondo il tipo di scorrimento: interno o esterno al muro.Scorrevole a scomparsa: sfruttando lo spazio in modo razionale permette di risparmiarne circa il 15% rispetto alla porta a battente, sfruttando contemporaneamente anche la parete che confina con il serramento. Vengono chiamate a scomparsa perché l’anta scorre all’interno di un controtelaio incassato nel muro.
Questo è, quindi, l’unico caso in cui necessita un intervento murario. I controtelai, però, essendo preassemblati, sono facili da montare; in commercio si trovano anche sagomati in modo tale che consentano il passaggio degli impianti, compreso quello idrico. All’interno del controtelaio viene alloggiato un sistema di guide per lo scorrimento: in genere sono monorotaie in alluminio anodizzato che sostengono pesi anche superiori a 80 Kg. Il controtelaio e l’anta possono essere acquistati separatamente; esistono infatti alcune aziende specializzate nella produzione dei meccanismi di scorrimento.Il tipo di controtelaio dipende dal tipo di muro nel quale si va ad innestare:
- nel caso in cui la PARETE è IN MURATURA, il CONTROTELAIO è formato da lastre in LAMIERA di ACCIAIO ZINCATO, sagomate in modo diverso e irrobustite da doghe; a queste ultime sono agganciate reti metalliche che servono ad ancorare meglio l’intonaco;
- se la PARETE è IN CARTONGESSO il controtelaio viene fissato a pavimento mediante STAFFE DI ANCORAGGIO a 90°.
I sistemi di scorrimento dipendono dal tipo di chiusura:
- PORTE AD ANTA UNICA: il battente si trova sul lato opposto al vano utile;
- PORTE A DOPPIA ANTA: le guide e i cassonetti si trovano su entrambi i lati della parete, a questo va aggiunto un meccanismo di apertura e chiusura che permette di collegare le due ante. Sempre di questo tipo sono le PORTE AD ANTA ACCOPPIATA: nonostante siano costituite da due ante si comportano come se ci fosse un’unica anta, ovvero hanno un solo cassonetto di dimensioni maggiori per l’alloggiamento delle due ante contrapposte. Vengono ovviamente usate nel caso in cui non ci sia spazio per due cassonetti.
- PORTE AD ANTA TELESCOPICA: anche in questo caso abbiamo un unico cassonetto che consente l’inserimento di due ante a scorrimento parallelo. Particolare è il funzionamento: la prima anta scorre fino alla metà del vano utile, mentre la seconda chiude lo spazio restante. Un ibrido è quello della porta scorrevole a scomparsa con anta a libro: viene utilizzata quando non c’è spazio per una porta a battente e contemporaneamente non è possibile far scorrere per intero la porta all’interno della parete.Scorrevole esterno parete: sono certamente più economiche rispetto alle precedenti (non necessitano di lavori di muratura), ma sono certamente meno efficaci, perché deve essere lasciata libera la parete per consentire lo scorrimento. Quest’ultimo è fissato allo stipite della porta o a soffitto. I binari esterni e i controtelai devono essere calibrati in base al peso delle ante. In particolare è la portata del CARRELLO che deve essere verificata e rapportata alle ante scelte.
- PORTE ROTOTRASLANTI: è un nuovo sistema che riduce il raggio di apertura che può essere effettuata in entrambi i sensi.
Per completare la panoramica dei diversi tipi di porta, si possono citare i serramenti SPECIALI ossia quelli studiati per garantire un buon ISOLAMENTO ACUSTICO e una buona RESISTENZA AL FUOCO. La norma UNI 9723 prevede che questi serramenti, per essere considerati tali, devono resistere al fuoco e ai fumi per almeno 30 minuti e garantire un isolamento acustico abbattendo rumori di 34 decibel. Le porte FONOISOLANTI e RESISTENTI AL FUOCO devono essere omologate e certificate all’atto dell’acquisto.
Le porte che attualmente si trovano in commercio hanno dimensioni che variano, per un’anta, da 60 cm ad un massimo di 90 cm. In caso di necessità di misure differenti bisogna acquistarle su misura. In linea di massima le dimensioni standard sono di 70 cm di larghezza per porte che danno accesso a vani accessori e di servizio (bagni, ripostigli, ecc.) e di 80 cm per tutti gli altri ambienti. L’altezza standard è di 200/210 cm e lo spessore è in media 10 cm.Per ottenere un rilievo preciso della porta è sempre consigliabile rivolgersi ad un tecnico o direttamente al rivenditore specializzato, soprattutto se si prevedono grandi dimensioni degli infissi, o ante curvate oppure aperture irregolari. Le misure che vengono indicate nel rilievo sono la LARGHEZZA, l’ALTEZZA e la PROFONDITÀ (lo spessore del muro) del vano porta, avendo l’accortezza di misurarle solo dopo aver istallato il controtelaio, aver montato il pavimento e aver terminato le finiture delle pareti (devono essere già montate le piastrelle del bagno e della cucina). Nel caso in cui si tratta di porte da sostituire, vanno escluse dalla misurazione le cornici.
Nel rilievo va pure indicato il verso di apertura della porta per ridurre al minimo l’ingombro e sfruttare meglio la superficie degli ambienti. Per ottenere tutto questo, il verso da preferire, sempre nel caso in cui si parli di una porta a battente con un anta, è quello che avvicina l’anta alla parete perpendicolare più vicina all’entrata. In questo caso lo spazio che è consigliabile lasciare tra anta e parete può variare da 8-10 cm (minimo) fino ai 70 cm che consentono il posizionamento di un armadio dietro la porta.Quando si parla di porte di qualità è possibile richiedere al rivenditore le CERTIFICAZIONI ottenute solo dopo aver sottoposto l’infisso a verifiche stabilite da Norme Europee. Tali prove riguardano la resistenza dell’anta agli urti, all’indeformabilità e alla stabilità:
- RESISTENZA AGLI URTI: prova sancita con norma UNI EN 85, prevede che l’anta venga posta in orizzontale e su di essa, in alcuni punti, si fa cadere una biglia di peso determinato. Questa procedura va ripetuta 40 volte da una distanza di 30 cm. L’impronta che rimane sull’anta non deve superare la profondità di 2 mm.
- RESISTENZA ALL’UMIDITÀ: anche questa verifica è normata, nella fattispecie se ne parla nella UNI EN 43. In questo caso l’anta viene posta in una cella climatizzata e la si fa passare repentinamente da un clima umido ad uno secco. Dopo questo trattamento l’infisso deve conservare le caratteristiche di planarità.
Per ottenere garanzie e certificazioni è sempre bene rivolgersi ad un rivenditore autorizzato. Questo, in base alla Legge 126/1991 “Norme per l’informazione del consumatore”, è tenuto a fornire all’acquirente, dopo l’acquisto, la SCHEDA PRODOTTO, che deve riportare: la denominazione legale e merceologica del prodotto, il nome e il marchio del produttore, l’eventuale presenza di sostanze che possono essere nocive per l’uomo o per l’ambiente, i materiali impiegati e i metodi di lavorazione, le istruzioni e le precauzioni d’uso.Quando l’infisso viene consegnato, deve esservi allegato il CERTIFICATO DI GARANZIA, che è valido 2 anni e riguarda tutte le componenti della porta comprese le cerniere e la serratura, ma solo se sono state correttamente montate e poste in opera, se c’è stato un appropriato utilizzo e un’adeguata manutenzione.Le aziende produttrici, almeno quelle più grandi e conosciute, sono in genere certificate ISO 9001 e ISO 14001: questo tipo di certificazione garantisce tutti i processi produttivi, che vengono continuamente migliorati.
Soggiorno con angolo studio
Ho un soggiorno piuttosto ampio e vorrei ricavarvi un piccolo angolo studio anche con una parete in cartogesso.
Inoltre se i pavimenti sono scuri e l’arredo in ciliegio quale colore è migliore per le pareti?
E’ possibile incollare i pavimenti nuovi sui vecchi?.
Prima soluzione
In questa soluzione si prevede l’utilizzo di una parete in cartongesso che divide l’ambiente in due zone separate. Non sono state inserite, però, delle porte, in modo tale che la chiusura non sia mai totale.
Nella zona studio, oltre ad una grande scrivania e delle poltroncine, viene posizionata una libreria che occuperà l’intera parete. Altre due librerie scorreranno davanti alla precedente mediante dei binari. Queste potrebbero essere in legno con finitura laccata opaca di colori contrastanti (ad es. color giallo pastello la porzione più grande e arancione quelle più piccole).
Nella zona soggiorno, un mensolone curvo ancorato alla nuova parete, ospiterà la Tv. Davanti a quest’ultima sarà posizionata la zona conversazione con divani e poltrone. Nella rimanente parete corta si potrebbe posizionare un mobile contenitore.
Seconda soluzione
Sulla base del progetto è possibile ricavare un angolo studio, creando una suddivisione dello spazio mediante un mobile a tutta altezza bifronte. All’interno di quest’ultimo, si nasconde una porta scorrevole che, nel caso in cui occorresse, potrebbe dividere i due ambienti.
Nella zona studio il mobile presenta dei ripiani, da utilizzare come libreria.
Nella zona soggiorno invece la parte superiore può essere utilizzata come libreria e la parte inferiore come contenitore, avendo una profondità maggiore ed essendo chiusa con sportelli.
Sia il mobile che la porta scorrevole potrebbero essere realizzati in legno e come finitura avere una laccatura opaca, color avorio
Per la presenza di mobili e pavimenti scuri è preferibile scegliere un colore chiaro per le pareti (color crema o comunque un giallo caldo faranno sembrare la stanza più luminosa).
Esistono in commercio molti tipi di pavimenti che possono essere incollati, mediante colle apposite, a quelli già esistenti. Particolare attenzione va, però, prestata alle porte che devono essere sollevate da terra di alcuni millimetri per evitare che, con l’incollaggio del nuovo pavimento, possano sfregarlo.
Arredamento di un ristorante in montagna
L’unità immobiliare, per la quale è stato richiesto il nostro intervento, è già un ristorante nel quale da poco tempo è stata ristrutturata la cucina.
Le richieste del committente riguardano la necessità di ottenere, mediante la ristrutturazione, un office più grande di quello attuale e di riuscire a posizionare in modo visibile le numerose bottiglie di vino e di grappa in suo possesso.
La ristrutturazione, così progettata, non richiede grandi interventi murari;ciò nonostante, è necessario richiedere l’autorizzazione alle autorità comunali 30 giorni prima di iniziare i lavori.
Tutto il nostro intervento ruota intorno ad un attento uso delle luci, che attribuiscono una forte caratterizzazione al luogo, e dei colori, immediata informazione visiva e fattore determinante per il benessere psicofisico. L’immagine che volevamo comunicare era quella di un ambiente confortevole ed ospitale, caldo ed accogliente: per ottenere ciò, abbiamo utilizzato tonalità calde che stimolano la conversazione e la familiarità.
Le pareti perimetrali erano rivestite di mattoncini, mentre i pavimenti erano in mattonato. Abbiamo pensato di inserire al centro dell’area d’ingresso un mosaico (100×100 cm) con tessere di color marrone, crema, bianco e nero: l’accostamento di colori caldi e colori freddi porta ad un giusto equilibrio dell’ambiente. L’utilizzo di questo inserto, caratterizza questo spazio e lo rende un luogo non di solo transito.
L’area per la degustazione dei vini è composta dal banco bar, da noi disegnato su misura per questo spazio. Essendo una presenza "massiccia" si è pensato di alleggerirlo utilizzando un legno scuro impreziosito dall’uso di elementi in cuoio inseriti nel prospetto del banco stesso.
Alle pareti sono stati appesi un porta bicchieri (posto dietro il banco) e un espositore per bottiglie. Anche questi elementi sono stati disegnati su misura da noi. In questo caso abbiamo utilizzato per entrambi il rame, accostato, nel caso dell’espositore, a mensole in vetro. Per illuminarli sono stati inseriti, all’interno degli oggetti stessi, dei faretti regolabili.
Nelle due sale sono stati collocati i tavoli, piccole isole che ispirano intimità e riservatezza. Per questo motivo si è pensato ad un’illuminazione degli ambienti affidata a sole appliques a muro; contemporaneamente è stata posta su ogni tavolo una composizione luminosa in vetro soffiato con finitura satinata a luce diffusa.
La saletta per l’esposizione delle bottiglie è stata realizzata con pavimenti in parquet, nel quale sono stati incassati dei LED. Questi ultimi sono semiconduttori elettronici che, messi sotto tensione, producono luce di diversi colori. In questo caso è stata scelto il colore rosso. Caratteristica di questa illuminazione, oltre alla lunga durata e allo scarso consumo energetico, è l’assenza di manutenzione.
Salone esposizione: negozio di moto
L’area da adibire a negozio di moto è stata ricavata da un capannone industriale di grandi dimensioni. Lo spazio che si intendeva realizzare doveva essere pervaso da un’idea di dinamismo: spazi espositivi contraddistinti da materiale tecnologico, metalli e colori decisi, luce diretta ottenuta con fonti luminose puntiformi, livello di illuminamento elevato con temperature di colore molto fredde; per contrasto, i percorsi dovevano essere caratterizzati da colori caldi e illuminazione diffusa. Approfittando dello spazio, per porre in risalto gli oggetti da esporre, di per sé di dimensioni particolari, si è pensato di utilizzare delle pedane sfalsate in altezza, rivestite in materiale metallico, del tipo antisdrucciolo.
Per il restante pavimento del negozio, ovvero per le zone individuate come percorrenze, è stato utilizzato del parquet. Al centro dello spazio sono stati inseriti due banconi in alluminio di forma circolare, perfettamente simmetrici, da utilizzare come reception e come espositori di accessori per moto. I pilastri del capannone sono stati rivestiti con pannelli in materiale plastico, su cui sono state stampate immagini di moto colorate, con faretti posizionati internamente, per consentire l’illuminazione. Numerosi tralicci hanno permesso il posizionamento di faretti, lungo tutto lo spazio espositivo, con fascio stretto, per l’illuminazione diretta, e con fascio largo che hanno fornito un’illuminazione omogenea del locale. Il soffitto è stato controsoffittato per consentire il passaggio dell’impianto di climatizzazione.
Le vetrate artistiche
Le opere presentate sono state realizzate dall’artista Cristiana Aubert
Benché il vetro sia stato inventato, secondo un racconto di Plinio, nel 3500 a.C., fu utilizzato in architettura solo molto più tardi, dai romani: questi idearono "i muri trasparenti", ossia le finestre. Ben altra cosa sono, però, le vetrate che vengono utilizzate nel periodo romanico nelle chiese e nelle cattedrali: mosaici di piccoli pezzi di vetro colorato tenuti insieme, prima da bronzo e marmo, e, poi, da piombo. Si instaura, così, un nuovo rapporto tra vetro, architettura e rito religioso: la simbologia della luce viene valorizzata anche in funzione del contenuto. Con il passare dei secoli, in relazione al valore che assumevano la luce e l’illuminazione degli spazi interni, le vetrate ebbero momenti di crisi o di auge.
Le scoperte tecnologiche e la sperimentazione di nuovi materiali e tecniche trasformarono l’idea stessa di vetrata, utilizzata non più solo in ambiente religioso, ma anche in edifici civili e d’abitazione: da semplice chiusura semi-trasparente, a supporto alternativo alla tela del pittore, a vera e propria opera d’arte. Il fascino della luce che viene catturata e rimandata da un ambiente all’altro, rifratta, schermata e colorata nei modi più disparati, ha spinto ad utilizzare il vetro in accoppiamento, non solo della luce naturale, ma anche di quella artificiale: famose sono le lampade Tiffany, le scatole ed i quadri luminosi.
Nella creazione di una vetrata determinante è la scelta del vetro da utilizzare e del materiale impiegato per sostenerlo (è quest’ultimo che dà il nome al modello di vetrata). Svariati sono i tipi di vetro utilizzati dai vetraisti, che si differenziano per i componenti e per tecniche di produzione. I vetri più comunemente impiegati sono:
- cristallo: composto da ossido siliceo, ossido potassico e minio o ossido di piombo. Per essere considerato tale deve contenere almeno il 24% di piombo. È lucente (caratteristica che deriva dalla purezza), trasparente, rifrangente, si taglia con facilità e allo stato liquido permette tempi lunghi di lavorazione;
- vetro strass: composto da cristallo di rocca o silice bianca, potassa pura, borace, acido arsenioso, silicato di potassa, silicato di piombo e ossidi che determinano la colorazione. Nasce come imitazione delle pietre preziose: dallo zaffiro al rubino, dallo smeraldo al diamante se incolore. Con il tempo, però, tende a perdere la lucentezza;
- vetro soffiato: ancora oggi si utilizzano le stesse tecniche del soffiaggio perfezionate nel Medioevo (lavorazione con la tecnica del disco o del cilindro) e pertanto viene anche chiamato "vetro antico". Estremamente brillante, si presenta con una superficie irregolare ma liscia; all’interno si notano imperfezioni quali ad esempio bolle d’aria. La varietà cromatica dipende dallo spessore che varia dai 2 ai 6 mm. Essendo un prodotto artigianale ogni lastra è unica;
- vetro plaqué o placcato: nasce dall’esigenza di ottenere un vetro rosso più luminoso; oggi questo stesso procedimento è utilizzato per avere vetri di altri colori. Prima di procedere con il soffiaggio si introduce la "palla" di vetro incolore nel crogiuolo di vetro fuso colorato, che in questo modo la ricopre;
- vetro opalino: composto da paste vetrose di vari colori. A seconda del materiale utilizzato avremo tonalità marmoree oppure un bianco lattiginoso. Non è trasparente, quindi viene adoperato per modellare la luce o come diffusore; molto spesso impiegato nelle lampade. Sempre opalescenti sono anche i vetri colorescenti (più trasparenti, con venature opache che si sovrappongono alla superficie creando effetti di profondità), i vetri iridescenti (sulla cui superficie si realizza un’ ossidatura che produce un effetto madreperlato), i vetri uroboro (all’interno della stessa lastra troviamo colori diversi e zone di trasparenza e di opacità), i vetri fracture (a base di pasta di vetro bianca opaca o trasparente, includono scaglie di vetro fuso di vari colori o fili di vetro parimenti colorati);
- vetro colato: tecnica utilizzata per ottenere lastre di vetro di grandi dimensioni;
- vetro cattedrale: deriva dal vetro colato; ha una sottile ruvidità su una delle due facce che impedisce la trasparenza assoluta;
- vetro stampato: le irregolarità sono ottenute mediante rulli metallici che praticano delle incisioni sulla superficie. A seconda della quantità delle irregolarità, il vetro acquista una particolare brillantezza quando viene colpito dalla luce. È semitrasparente;
- vetro americano o Tiffany: ottenuto per colatura. Per ottenere la caratteristica marezzatura superficiale, si mescola un bianco della famiglia degli opalescenti con ossidi dai colori differenti. Viene utilizzato per le lampade;
- vetro di stampo: realizzato con stampi di forme diverse;
- dalle: blocchi di vetro che raggiungono uno spessore di 2/3 cm, trasparenti e di vari colori; per ottenere particolari riflessi si usa praticare scheggiature al momento di tagliare il vetro.