Il centro polifunzionale Nippotaku, nome composto dalle parole Nippo e Otaku (letteralmente "il tuo spazio"), ovvero gli appassionati di manga (fumetti giapponesi), anime (cartoni animati giapponesi), computer e videogiochi, è destinato ai giovani e kidult , termine di fusione tra la parola kid=bambino e adult=adulto, usato per descrivere persone non più in fase adolescenziale ma con atteggiamenti e/o look tipici di quella fase, agli appassionati di questa cultura, ma anche a chi, curioso del Giappone, voglia provare a confrontarsi con un continente non più così lontano, e che ci perviene, oltre che da tradizioni come le arti marziali e la cerimonia del té, anche da i sushi bar o dai karaoke… Il Nippotaku è quindi un centro dedicato a tutti coloro che desiderano un luogo di incontro, al di là delle fiere del fumetto, dove poter coltivare la passione per questa cultura, a coloro i quali, abituati all’immagine di un Giappone in cui i personaggi dei cartoni animati abitano in case dal tipico impianto tradizionale giapponese, vorrebbero un posto che, ricordando nelle forme queste architetture, possa farli immergere anche solo per un pomeriggio, in quell’atmosfera. La pianta è infatti asimmetrica e composta da più corpi rettangolari staccati tra loro ma collegati dall’ engawa , ovvero la veranda coperta e rialzata dal terreno che corre attorno a tutto l’edificio, costituita da una piattaforma a sbalzo su supporti, e che funge da raccordo tra l’esterno e l’interno. In corrispondenza degli accessi principali sono presenti gradoni più bassi in pietra.
I corpi sono costituiti dall’atrio con l’infopoint, la biblioteca/mangateca, con al piano di sopra l’internet point e uno shop dei vari gadgets, il sushi bar, la palestra di arti marziali, lo spazio esposizioni che racchiude un giardino zen, la sala karaoke separata dalla sala da tè da un ufficio per il personale, e last but not least la sala audiovisivi.
I principali materiali usati sono però contemporanei, così come i contenuti dell’edificio, la struttura infatti è in cemento armato e non in legno come le case tradizionali giapponesi, e l’ engawa è in pietra e le porte, seppur scorrevoli, sono in vetro. Ogni scelta è stata voluta per creare un contrasto tra la tradizione e il moderno… la pavimentazione della maggior parte delle funzioni è in legno (teak) ma nella biblioteca/mangateca e nella sala audiovisivi è in resina… nella palestra di arti marziali e nella sala da tè invece sono stati adoperati i tatami .
La dimensione del tatami (90 x 180 cm) è anche il modulo della pianta e degli alzati; nell’architettura giapponese è l’unità base del pavimento, è composto da una stuoia imbottita di paglia compressa fissata su una cornice di legno e ornata da un bordo di passamaneria. Anche nel trattamento degli interni c’è distintinzione tra funzioni più classiche (palestra, sala da tè, spazio esposizioni), lasciate libere (sono tra l’altro gli unici ambienti ad avere le porte shojo in legno e carta di riso) e le funzioni dedicate ai più giovani: gli arredi della biblioteca/mangateca, anch’essi modulari, formano il simbolo del tao e le sedute della sala audiovisivi compongono uno smile dagli occhi a mandorla, e nel sushi bar i "tavoli- origami" riprendono gli "armadietti-origami della biblioteca/mangateca.