Il senso di immobilità e la serenità che il giardino giapponese evoca, il suo profondo significato simbolico e l’abilità nel catturare l’essenza della natura ne fanno una tipologia affascinante.
Mentre in Occidente si è sempre guardato alla natura selvaggia come a qualcosa da domare e riorganizzare prima di essere incorporata in un giardino, i Cinesi e i Giapponesi hanno sempre mostrato l’uomo in rapporto armonico con la natura, credendo che egli potesse vivere pienamente solo se in consonanza con i ritmi universali della natura stessa.
L’architettura dei giardini e la pittura paesaggistica sono sempre state arti correlate in estremo oriente. E la filosofia ha arricchito montagne, corsi d’acqua, rocce e piante di significati simbolici.
Gli architetti di giardini giapponesi iniziarono a studiare la natura in tutte le sue varie forme, cercando di cogliere l’essenza di una scena naturale e di riprodurla nella sua forma semplificata, ridotta in scala, nel giardino.
Molte allegorie e miti passarono dalla Cina al Giappone, ma difficilmente esse venivano assimilate senza essere in qualche modo influenzate dalla cultura, dalla religione, dal clima e dall’ambiente naturale propri del Giappone. Per esempio le rocce che i Giapponesi usano nei loro giardini non sono mai del tipo ruvido, eroso, con buchi e incavi tipico del giardino cinese. Anche gli alti ponti arcuati caratteristici del giardino cinese vennero modificati e resi più bassi e di forme più modeste.
L’osservazione della natura rivela anche la preferenza per l’asimmetria piuttosto che per la simmetria, ma sempre in uno stato di equilibrio, difatti gli elementi compositivi sono sempre raggruppati in numero dispari (3,5,7); il triangolo è una forma che può essere asimmetrica e bilanciata al tempo stesso e come tale è spesso usata per gruppi di rocce e di alberi, dove i tre elementi devono anche essere bilanciati in termini di massa e peso. L’equilibrio dipende inoltre dalla giusta forma e misura degli spazi all’interno della composizione costituiti da aree coperte di ghiaia o muschio, stagni, recinzioni o cielo. La grandezza in scala degli oggetti può essere scelta per dare un’illusione di prospettiva e distanza; ciò è reso più facile dall’abitudine di piantare alberi nel loro stadio di maturità o comunque ad uno stadio di sviluppo spaziale che viene scelto come definitivo. Il contrasto è un’altra caratteristica dal giardino giapponese. Vi sono contrasti tra i vari elementi utilizzati: tra piante e rocce, piante e ghiaia, piante e steccati, acqua e rocce, o in termini di colore, forma, struttura.
Il cielo è un elemento importante e l’esposizione del giardino ad esso deve essere controllata con cura per creare una composizione bilanciata. Se c’è troppo cielo, prevale l’elemento Yang, o energia positiva, ed è carente l’elemento Yin, o energia negativa, che in questo caso è rappresentata dalla terra. Nel giardino, poi, l’acqua si muove sempre in modo totalmente naturale, non vedrete mai una fontana. Lo stagno si inserisce perfettamente nel paesaggio del giardino ed ha un punto focale che di solito è rappresentato da una cascata che lo alimenta o da un ponte o da un’isola. La cascata è composta con cura e può essere classificata in diversi tipi a seconda delle caratteristiche di caduta dell’acqua (uno o più balzi), poiché questa ne determina il suono e l’effetto globale nella composizione. Il suono mormorante di un ruscello è particolarmente piacevole all’orecchio e nello stesso tempo non spezza lo stato di concentrazione meditativa.
Tutto il giardino viene attraversato da sentieri che, più che guidare i movimenti, sono intesi a indirizzare i sensi e la mente. Di fatto molti sentieri non vengono mai calpestati, se non per eseguire lavoro di manutenzione. Il loro carattere, lineare o curvo può essere utilizzato con effetti significativi: un sentiero diritto conduce l’occhio lungo il percorso fino alla fine e poi attira l’osservatore a camminare per raggiungere la fine dove spesso è posto un oggetto importante come un albero particolare o un bacino d’acqua. Un sentiero sinuoso attira l’occhio solo fino a prima della curva, dopo di che una nuova prospettiva viene rivelata. Lungo i sentieri e in punti strategici sono poste delle lanterne. Oggi le lanterne di pietra sono essenzialmente elementi ornamentali, ma furono introdotte in origine nei giardini dai maestri del tè poiché, essendo le cerimonie tenute spesso di sera, occorreva illuminare la via verso la casa per gli ospiti. La forma di queste lanterne deriva da simili oggetti in bronzo appesi negli antichi templi.
Una scelta attenta di piante e alberi può poi rendere significativo e apprezzabile il cambio delle stagioni. Sullo sfondo dominante di sempreverdi, la presenza di pochi alberi decidui o portatori di fiori regala un contrasto di inattesa potenza. La parata di colori e di effetti di luce dall’inverno alla primavera inoltrata è offerta da Hamamelis, seguite da camelie, fiori di albicocco e pesco e poi dalla macchia brillante delle azalee sempreverdi. Mentre i cespugli a foglia larga e le conifere ad ago costituiscono la continuità, l’acero, il ginkgo e il partenocisso ravvivano di gialli e di rossi l’autunno. L’obiettivo fondamentale del giardino giapponese è quello di suscitare una profonda reazione psicologica ed emozionale attraverso l’uso di tutti questi elementi in forma simbolica: allora delle rocce che galleggiano in un mare di ghiaia possono simboleggiare il nostro microcosmo che fluttua nell’universo, così le increspature nella ghiaia intorno alla pietra possono simboleggiare il fatto che l’acqua immobile, rappresentante la mente, riflette la pura realtà, ma non appena una pietra, rappresentante il pensiero, causa una increspatura, allora la realtà diventa distorta.