Le opere presentate sono state realizzate dall’artista Cristiana Aubert
Benché il vetro sia stato inventato, secondo un racconto di Plinio, nel 3500 a.C., fu utilizzato in architettura solo molto più tardi, dai romani: questi idearono "i muri trasparenti", ossia le finestre. Ben altra cosa sono, però, le vetrate che vengono utilizzate nel periodo romanico nelle chiese e nelle cattedrali: mosaici di piccoli pezzi di vetro colorato tenuti insieme, prima da bronzo e marmo, e, poi, da piombo. Si instaura, così, un nuovo rapporto tra vetro, architettura e rito religioso: la simbologia della luce viene valorizzata anche in funzione del contenuto. Con il passare dei secoli, in relazione al valore che assumevano la luce e l’illuminazione degli spazi interni, le vetrate ebbero momenti di crisi o di auge.
Le scoperte tecnologiche e la sperimentazione di nuovi materiali e tecniche trasformarono l’idea stessa di vetrata, utilizzata non più solo in ambiente religioso, ma anche in edifici civili e d’abitazione: da semplice chiusura semi-trasparente, a supporto alternativo alla tela del pittore, a vera e propria opera d’arte. Il fascino della luce che viene catturata e rimandata da un ambiente all’altro, rifratta, schermata e colorata nei modi più disparati, ha spinto ad utilizzare il vetro in accoppiamento, non solo della luce naturale, ma anche di quella artificiale: famose sono le lampade Tiffany, le scatole ed i quadri luminosi.
Nella creazione di una vetrata determinante è la scelta del vetro da utilizzare e del materiale impiegato per sostenerlo (è quest’ultimo che dà il nome al modello di vetrata). Svariati sono i tipi di vetro utilizzati dai vetraisti, che si differenziano per i componenti e per tecniche di produzione. I vetri più comunemente impiegati sono:
- cristallo: composto da ossido siliceo, ossido potassico e minio o ossido di piombo. Per essere considerato tale deve contenere almeno il 24% di piombo. È lucente (caratteristica che deriva dalla purezza), trasparente, rifrangente, si taglia con facilità e allo stato liquido permette tempi lunghi di lavorazione;
- vetro strass: composto da cristallo di rocca o silice bianca, potassa pura, borace, acido arsenioso, silicato di potassa, silicato di piombo e ossidi che determinano la colorazione. Nasce come imitazione delle pietre preziose: dallo zaffiro al rubino, dallo smeraldo al diamante se incolore. Con il tempo, però, tende a perdere la lucentezza;
- vetro soffiato: ancora oggi si utilizzano le stesse tecniche del soffiaggio perfezionate nel Medioevo (lavorazione con la tecnica del disco o del cilindro) e pertanto viene anche chiamato "vetro antico". Estremamente brillante, si presenta con una superficie irregolare ma liscia; all’interno si notano imperfezioni quali ad esempio bolle d’aria. La varietà cromatica dipende dallo spessore che varia dai 2 ai 6 mm. Essendo un prodotto artigianale ogni lastra è unica;
- vetro plaqué o placcato: nasce dall’esigenza di ottenere un vetro rosso più luminoso; oggi questo stesso procedimento è utilizzato per avere vetri di altri colori. Prima di procedere con il soffiaggio si introduce la "palla" di vetro incolore nel crogiuolo di vetro fuso colorato, che in questo modo la ricopre;
- vetro opalino: composto da paste vetrose di vari colori. A seconda del materiale utilizzato avremo tonalità marmoree oppure un bianco lattiginoso. Non è trasparente, quindi viene adoperato per modellare la luce o come diffusore; molto spesso impiegato nelle lampade. Sempre opalescenti sono anche i vetri colorescenti (più trasparenti, con venature opache che si sovrappongono alla superficie creando effetti di profondità), i vetri iridescenti (sulla cui superficie si realizza un’ ossidatura che produce un effetto madreperlato), i vetri uroboro (all’interno della stessa lastra troviamo colori diversi e zone di trasparenza e di opacità), i vetri fracture (a base di pasta di vetro bianca opaca o trasparente, includono scaglie di vetro fuso di vari colori o fili di vetro parimenti colorati);
- vetro colato: tecnica utilizzata per ottenere lastre di vetro di grandi dimensioni;
- vetro cattedrale: deriva dal vetro colato; ha una sottile ruvidità su una delle due facce che impedisce la trasparenza assoluta;
- vetro stampato: le irregolarità sono ottenute mediante rulli metallici che praticano delle incisioni sulla superficie. A seconda della quantità delle irregolarità, il vetro acquista una particolare brillantezza quando viene colpito dalla luce. È semitrasparente;
- vetro americano o Tiffany: ottenuto per colatura. Per ottenere la caratteristica marezzatura superficiale, si mescola un bianco della famiglia degli opalescenti con ossidi dai colori differenti. Viene utilizzato per le lampade;
- vetro di stampo: realizzato con stampi di forme diverse;
- dalle: blocchi di vetro che raggiungono uno spessore di 2/3 cm, trasparenti e di vari colori; per ottenere particolari riflessi si usa praticare scheggiature al momento di tagliare il vetro.