La luce è ormai un fatto culturale e non investe più solamente il campo tecnico. Molteplici mostre e convegni sono dedicati all’illuminazione, in campo universitario si creano nuovi corsi e master. In tutta Europa vengono sviluppati studi ed esperienze volti alla ricerca dei requisiti necessari per una confortevole visibilità; gli apparecchi illuminanti sono perfezionati ed assumono importanza anche da un punto di vista estetico; sempre nuovi programmi vengono in aiuto al progettista per semplificare e velocizzare i calcoli di illuminotecnica. L’illuminazione viene utilizzata come strumento che agisce sulle nostre emozioni e stati d’animo in tutti gli ambiti della nostra vita. Questo è il motivo per il quale la luce va progettata.
La progettazione illuminotecnica nasce con la comparsa delle prime lampade ad incandescenza con filamento di tungsteno, poco meno di un secolo fa (l’introduzione del filamento di tungsteno è del 1907, nel 1913 venne introdotto nel bulbo il gas inerte e nello stesso anno si arriva alla spiralizzazione; solo nel 1933 si passerà alla doppia spiralizzazione), ed aveva come fine ultimo quello di stabilire la giusta quantità di luce (flusso luminoso) che occorreva ad un locale, date le sue dimensioni. Nei manuali si parlava di illuminazione come legata, quasi esclusivamente, alle attività lavorative da svolgersi nei vari ambienti; in un progetto era sufficiente indicare il polo luminoso al centro di ogni singola stanza. La necessità di una vera e propria progettazione nasce per un esigenza di sicurezza con la circolazione motorizzata sulle strade. Negli ultimi cinquant’anni compaiono nuove sorgenti:nel 1959 vengono introdotte le lampade alogene, che garantiscono una maggior durata e miglior qualità d’emissione; negli anni Sessanta, si sviluppa una nuova tipologia di sorgenti a scarica, le lampade ad alogenuri metallici; i vapori di sodio ad alta pressione sono del 1965; negli anni Ottanta, per dare un contributo al problema energetico, furono immesse sul mercato le lampade fluorescenti compatte; negli anni Novanta hanno fatto la loro comparsa sul mercato le lampade ad induzione, ed infine le lampade al sodio ad alta pressione a luce bianca nascono nel 1993.
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Nella progettazione di un impianto è bene tener sempre presenti gli obiettivi che il progettista si è posto come fine ultimo del processo creativo, ma anche i costi di installazione e di esercizio che influiscono pesantemente. Nel convegno “La luce come strumento di progetto”, tenutosi a Verona l’11 giugno 2004, il prof. Mario Bonomo, docente di Progettazione Illuminotecnica al Politecnico di Milano, riassume con molta precisione le competenze del progettista e le fasi del progetto:
1) va stabilita quale sarà l’immagine del luogo o dell’oggetto illuminato che vorremmo far apparire al fruitore; si fissano, in questo modo, gli scopi della progettazione e si individua, così, lo “scenario luminoso”. Per ottenere buoni risultati è ovviamente necessaria, oltre alla creatività, anche un’ottima conoscenza della fisiologia della visione;
2) vanno scelti i mezzi tecnici necessari per ottenere gli effetti desiderati: oltre all’individuazione di quelli con le caratteristiche ottiche dei centri luminosi più appropriate, va stabilito, anche, il giusto numero e posizionamento. A questa fase è ovviamente collegata la buona conoscenza dell’illuminotecnica e dei suoi algoritmi, che ci faranno ben disporre gli schemi d’impianto. Mediante i programmi di calcolo otterremmo risultati numerici e grafici di distribuzione della luce sulle varie superfici. Anche in questa fase è di primaria importanza la sensibilità estetica, che va corredata da una profonda conoscenza della storia dell’arte e dell’architettura in quanto l’impianto, nella sua materialità, interferirà con l’ambiente: se in alcuni casi apparecchi e sostegni possono “abbellire” il luogo da illuminare, in altri, soprattutto quando si opera in un contesto storico, potrebbero alterarlo. In questo caso sarebbe opportuno che tali strutture fossero nascoste all’occhio dell’utente e qualora ciò non fosse possibile, la scelta dovrebbe ricadere su elementi dall’aspetto talmente tecnico da non essere in nessun modo confusi con l’ambiente circostante;
3) bisogna scegliere l’impiantistica elettrica, aspetto, questo, che ci impone la conoscenza di tutte le possibilità offerte dalla tecnica e delle peculiarità di tutti i componenti. I problemi che nascono nella realizzazione di questo impianto sono di varia natura: dalle cadute di tensione, alle perdite di potenza e al riscaldamento dei componenti; ci sono poi i problemi legati all’uso razionale dell’energia, conseguenza diretta della scelta dei componenti utilizzatori, delle apparecchiature di comando e di quelle di regolazione.